Proposta
Premessa al “Manifesto per la Conoscenza”
Ci rivolgiamo in primo luogo a coloro che la scuola la fanno e la vivono ogni giorno, ma non solo, a tutto il mondo della sinistra che ha a cuore la scuola pubblica, affinchè si riprenda in mano con passione e determinazione il dibattito sulla conoscenza e sui saperi, sulla centralità della scuola per lo sviluppo del nostro paese .
La conoscenza riguarda tutti, eppure anche chi ci governa sembra non cogliere fino in fondo quanto sia strategico alla crescita di una società, l’investimento in questa direzione. Oggi un degrado culturale diffuso alimenta nuove disuguaglianze. C’è bisogno di investire al più presto in una crescita economica, civile e culturale contro derive populiste e qualunquiste .
Proprio la nascita del partito democratico ha fatto emergere l’esigenza sempre più urgente di una posizione alternativa nel dibattito e nell’azione della sinistra per costruire anche sui temi della scuola una politica più alta, più responsabile, più partecipata. Per noi stessi , per i nostri figli, perché oggi c’è bisogno di speranza, e chi si occupa di futuro non può fare a meno della speranza.
Riteniamo perciò necessario , anche alla luce dei nuovi scenari politici che si stanno delineando, aprire un dibattito serio sulla conoscenza come priorità per il paese, prendendo spunto dal testo che vogliamo sottoporvi non come sintesi, ma come avvio di una riflessione collettiva e aperta. Non è più il momento di giocare di rimessa o di pensare che sia sufficiente la riduzione del danno. Occorre mettere a fuoco dei contenuti in positivo per costruire un progetto alternativo, soprattutto di fronte a quelle scelte che arrivano a considerare “tutto sommato” accettabile un sistema dell’istruzione e della formazione professionale a livello lombardo che sventra il sistema pubblico per mettere sullo stesso piano scuola pubblica e scuola privata, in ciò palesemente contraddicendo lo spirito della nostra Costituzione.
La scuola pubblica, laica e democratica, la scuola della Costituzione è dunque la grande priorità a cui fare riferimento. Contro ogni processo di privatizzazione dei saperi e della formazione è oggi indispensabile, con più forza di ieri, affermare il carattere pubblico di un bene fondamentale quale la conoscenza, sia per contrastare efficacemente le nuove diseguaglianze, sia per costruire una società futura che garantisca pari opportunità e pari diritti per tutte e per tutti, per ciascuna e per ciascuno.
Un bene comune
La conoscenza, premessa, veicolo, obiettivo di democrazia è un bene comune e, come l’acqua, indispensabile alla vita .
I saperi, le culture e il loro incontro promuovono cittadinanza, danno dignità e speranza alle donne e agli uomini di ogni paese.
Il diritto di cittadinanza trova concretezza anche tramite il diritto allo studio che si attua in una scuola intesa come luogo privilegiato di relazioni e saperi, formali e informali, tra generi e generazioni.
Una scuola che accanto ad una garanzia di accesso si pone l’obiettivo di superare le disuguaglianze (sociali, di genere, di territorio), le diversità vissute come discriminazione, la disparità dell’offerta formativa.
Una scuola aperta a tutte e a tutti.
Una scuola che, attraverso un’educazione permanente, accompagni e sostenga con competenza la piena realizzazione della persona rendendola protagonista della sua vita e delle sue scelte.
Una scuola pubblica, laica, democratica: la scuola della Costituzione.
La conoscenza è una straordinaria risorsa strategica per l’oggi e per il domani, strumento di inclusione e coesione sociale e come tale, non può essere ricondotta a logiche di mercato ma, al contrario, va sostenuta con risorse e adeguati finanziamenti.
La convinzione che la cultura nelle sue diverse articolazioni sia l’espressione, tra le più alte, del lavoro dell’uomo è un punto centrale della nostra riflessione, per cui avvertiamo come particolarmente importante anche a livello scolastico la stretta connessione tra preparazione culturale e prospettiva di lavoro. Per la stessa ragione riteniamo che la precarietà assunta come modello dell’organizzazione del lavoro sia un enorme spreco di risorse umane e culturali, e impedisca la costruzione di una stabile relazione educativa tra studente e docente, chiave di volta per un vero apprendimento.
Ma la centralità del lavoro non significa la prevalenza del mercato.
Una scuola con una visione aziendalistica ed efficientista, infatti, certifica precocemente le difficoltà delle persone, non garantisce gli stessi livelli di apprendimento nella fascia dell’obbligo di istruzione, ripropone e accentua le disuguaglianze sociali.
Non è certificando precocemente le loro difficoltà che ci si muove in questa direzione.
Lo Stato, interprete dei bisogni specifici dei propri cittadini, deve assicurare un’offerta formativa che attui un progetto di scuola equa su tutto il territorio nazionale, con una formazione di base qualificata, finalizzata anche all’inserimento lavorativo, ma solo dopo il percorso dell’obbligo di istruzione.
Le pari opportunità devono essere garantite fin dalla scuola dell’infanzia e con adeguate risorse: insegnanti di sostegno, facilitatori, laboratori, spazi vivibili e a misura di bambina/o prima e di studenti poi, adeguati rapporti numerici alunni/docenti, formazione, informazione, interazione con le famiglie e con il territorio.
L’obbligo scolastico fino a 16 anni voluto dal questo governo poteva connotarsi giustamente come un traguardo intermedio, ma positivo, per arrivare all’innalzamento ai 18 anni, se avesse almeno mantenuto le caratteristiche dell’unitarietà nel biennio che è invece stata vistosamente annacquata a tutto svantaggio di una preparazione di base comune propedeutica ad apprendimenti diversificati
Scuola e territorio
La scuola ha un patrimonio immenso: esperienze, professionalità, competenze, idee e progetti.
La complessità e le caratteristiche stesse del sistema formativo impongono alla scuola una riflessione costante sul suo agire e sulla sua funzione anche se la riuscita di un percorso educativo, non dipende solo dal contesto scolastico: scuola, famiglia e società civile rappresentano i luoghi cruciali nella costruzione della identità dei soggetti.
Si impone un nuovo progetto: una struttura a rete che, mantenendo la sua centralità all’interno della scuola e, quindi, nel rispetto dei ruoli, delle competenze e dei livelli di responsabilità esistenti, si alimenti anche con il contributo degli Enti Locali, delle forze sociali, sindacali e delle agenzie formative e culturali, in una logica di programmazione territoriale condivisa e partecipata.
Alcuni obiettivi
Una scuola pubblica intesa come luogo di incontro, di formazione e di benessere collettivo, richiede di essere definita e consolidata anche attraverso il perseguimento dei seguenti obiettivi:
Un nido d’infanzia con ruolo educativo e sociale, erogato secondo i bisogni espressi dal territorio
Una scuola d’infanzia garantita , con l’obbligo di frequenza per l’ultimo anno
Un tempo pieno e prolungato per tutti coloro che lo richiedono e che lo ritengono una scelta pedagogica valida, rispondente ad una società inclusiva
Obbligo d’istruzione ai 16 anni (tendenzialmente a 18 anni), ma con un biennio unitario.
Percorsi integrati e di raccordo tra i diversi indirizzi formativi, con efficaci azioni di accompagnamento e di orientamento in itinere, per sostenere il successo formativo e per contrastare la dispersione scolastica
Percorsi di formazione e di autoformazione per gli operatori scolastici per qualificare la relazione educativa e le competenze professionali e per rinnovare gli schemi cognitivi e di azione
Un edilizia scolastica che coniughi funzionalità e benessere secondo i criteri della bioarchitettura e l’impiego di fonti pulite e rinnovabili
Un’educazione degli adulti e una formazione permanente come condizione indispensabile per rispondere efficacemente ai bisogni di conoscenza e per contrastare il fenomeno dell’analfabetismo, anche di ritorno.
Una ridefinizione degli Organi collegiali con rinnovati livelli di partecipazione e di responsabilità per un ruolo più incisivo nella vita delle istituzioni scolastiche
Un coordinamento costante e sistematico tra Stato, Enti locali e Autonomie Scolastiche su un piano di parità, per dare risposte puntuali e mirate
Ricerca e innovazione
La conoscenza si sostiene e si alimenta attraverso la ricerca scientifica.
Il nostro paese, tuttavia, con alcune norme arretrate sul piano della libertà e della laicità della ricerca (vedi legge sulle cellule staminali....) e con risorse residuali, di fatto, non può e non riesce a valorizzare le notevoli potenzialità e le professionalità di alto profilo che comunque sa esprimere.
In questo modo, non solo aumenta la distanza con quei paesi dell’Europa, dell’America e dell’Est Asiatico che investono in ricerca dieci volte più di noi ma, in particolare, si alimenta una situazione che costringe oggi diversi ricercatori di prim’ordine italiani a fuggire all’estero.
Oggi, perché sia davvero rivoluzionaria, la conoscenza ha bisogno di rifondarsi, con coraggio, con onestà. Il fenomeno dell’immigrazione suscita resistenze, difficoltà, denuncia incapacità nell’affrontarlo, tuttavia è la sfida solidale che ci sentiamo di assumere perché diventi la risorsa straordinaria su cui puntare per condividere un futuro comune.
L’incontro con l’altro ridefinisce e arricchisce le nostre identità coinvolgendole in un cammino imprevedibile. Se la conoscenza è strumento di democrazia, allora la scuola per prima deve misurarsi, rivoltandosi dalle fondamenta. Non basta aggiungere ore, frasi ai programmi, aule, progetti ad hoc…
Formazione dei docenti, programmi disciplinari, metodi e didattica, competenze, composizione delle classi…, tutto il sistema scolastico va ripensato. Si impone una riflessione profonda, una proposta forte, innovativa, nostra.
Oggi in molte scuole d’infanzia le bambine e i bambini provenienti da altri paesi sono in numero maggiore degli autoctoni. Potranno frequentare la scuola superiore e potranno affrontare studi universitari solo se gliene daremo la possibilità. Portano con loro origini diverse, affetti e nostalgie, ma anche volontà e speranza.
Per questo c’è bisogno di una scuola nuova che offra a tutte e a tutti pari opportunità sulla base della pratica del rispetto della persona e dei suoi diritti, così come sono sanciti dalla Costituzione.
La valorizzazione della diversità,l’integrazione interculturale, comporta fatica, a volte conflitto, anche interiore, ma è un investimento che parte da lontano, dal credere che le relazioni umane, siano il vero antidoto contro l’isolamento, la tristezza, l’infelicità.
Comporta che vecchi e nuovi saperi abbiano piena cittadinanza, siano strumento di arricchimento personale e collettivo, soprattutto ci rendano cittadine e cittadini del mondo , più vicini e più uguali, assumendo l’altro come parte di noi.
Solidarietà e diritti globali saranno l’orizzonte strategico di una nuova conoscenza.
22 ottobre 2007